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MA CHE COS'E' LA LYCRA?

Nome Generico : Spandex, elastane od elastam : sono i diversi nomi generici di questa fibra, spesso più         conosciuta dai consumatori con i nomi correlati ai marchi commerciali.

Marchi commerciali:Lycra di  DuPont, Dorlastan di Bayer sono gli elastomeri più utilizzati. In Italia viene    prodotto Linel di Fillattice, il Lilion della SNIA Viscosa e l'Ortalion della Bemberg.

Titolo: Equivale al numero di grammi per ottenere novecento metri di filato e si esprime in denari o den. Puo' assumere valori, ma la tecnologia potrebbe smentirci...ieri..., con consistenze da poche unità den ad oltre mille.

                                     danari[1].jpg (18961 byte)

Spesso si trova una ulteriore unita' di misura, il dtex, che si ottiene dal den con un fattore moltiplicativo pari a circa 1.1.

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Costruzione del filato: L'elastam può essere utilizzato nudo, ovvero senza lavorazioni precedenti all'immissione nella calza. Un semplice filo di elastam viene aggiunto (tramato) alla struttura della maglia creata dal filo principale, piatto o testurizzato.

La maglia base ''MICROMESH'' è quel tipo di maglia, piu' solido, in genere presente nel corpino e nella punta dei collant classici.

immagliata[1].jpg (9704 byte)

La maglia liscia  invece, più delicata e facile a smagliarsi, viene impiegata per la gamba degli stessi.

vanisee[1].jpg (10878 byte)

Le due maglie appena mostrate si utilizzano da sempre per la costruzione di collant di costo anche modesto.

Con l'avvento dello Spandex e' variato il modo di concepire il collant. Nuove vestibilità e lucentezza, nuova gradevolezza al tatto nuova e meno imponente risposta allergica indotta.

Il nuovo filato puo' essere inserito nella maglia con diverse modalità correlate alla qualità, alle caratteristiche del tessuto nonche' del costo del prodotto finito.

Il modo piu' semplice e' quello di inserir il filato ''nudo'' ogni due ranghi senza formare il punto della maglia od '' A RANGHI ALTERNI'' in diversa accezione viene indicato come ''TRAMATO''.

In questo modo lo spandex contribuisce solo ad una elasticità orizzontale del collant migliorandone la vestibilità in modo , per così dire, radiale. Lo si può intuire dall'immagine microscopica ove, per meglio identificare il filo nudo di spandex, lo si è colorato in giallo

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Nei collant moderni la tecnica di lavorazione  di gran lunga più diffusa è una evoluzione della precedente. Sempre ogni due ranghi si inserisce lo spandex con due tecniche differenti a seconda che sia ''nudo'' o ''ricoperto'' (vedi più avanti).

Se il filo di spandex è usato ''nudo'' viene intessuto, sempre a ranghi alterni, con in parallelo un filo di nylon. L'altro rango e' costituito di solo nylon come mostrato in figura.

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Il filato ricoperto si intesse da solo alternandolo al filo di solo nylon. Questo tipo di maglia viene detto VANISE' (originalmente vaniseé). E' questo il tipo di collant piu' costoso. Infatti, specie se il filato e' un biricoperto, risulterà più solido degli altri tipi per via delle due spire che avvolgono il monocapo di spandex con spirali di svolgimento autoserranti (vedi schemi di ricopertura riportati di seguito).

vanise1[1].jpg (10183 byte)

Infine, il filo ricoperto può essere utilizzato in tutti i ranghi,  ovvero in         tutte le file della maglia,per una elasticità tridimensionale. E' il caso della Lycra 3D (marchio registrato dalla DuPont). La Lycra 3D e' attualmente il filato preferito da milioni di consumatrici sia per i collant velati che per quelli coprenti. Una immagine microscopica della maglia così ottenuta e' riportata di seguito.

twist[1].jpg (11418 byte)

Oltre che nudo, come si diceva, l'elastam è impiegato ricoperto. La ricopertura consiste nell'avvolgere l'elastam con il filo principale che compone la calza nylon od altro; in altre parole, l'elastam diviene l'anima del filato.

La ricopertura può avvenire attraverso quattro processi.

Monoricopertura: il nylon o altra fibra e' avvolto a spirale attorno all'elastam una sola volta e con una media di 1200-2200 spire/metro; più elevato e' il numero di spire, maggiore e' la qualità.

monoric[1].jpg (11038 byte)     MONORICOPERTO 

(SINGOLA SPIRALE, LEVOGIRA O DESTROGIRA, DI COPERTURA)

Doppia ricopertura: il filo di elastam e' avvolto da due capi di nylon o altra fibra, uno in senso orario, l'altro in senso antiorario. II numero di spire e' in media di 2400 spire/metro, ma arriva fino a 3000 al metro nei filati di altissima qualità. E' utilizzato nei filati destinati alla produzione di collant velati di alta qualità.

newbiricoperto[1].jpg (12469 byte)     BIRICOPERTO

(SPIRALE ESTERNA DESTROGIRA ED INTERNA LEVOGIRA ,O VICEVERSA)

Ricopertura ad aria: l'elastam in tensione e il nylon testurizzato, con scarso grado di elasticità, vengono passati insieme attraverso un getto d'aria, interlacciando, saldandolo, così il nylon a intervalli all'anima di elastam. Si producono i caratteristici riccioli una volta rilasciato il filo centrale elastico.

aria1[1].jpg (15216 byte)           AD ARIA

(SALDATO ASSIEME AL FILATO NON ELASTICO  CHE RIMANE ARRICCIATO)

Core-spun: nel corso del processo di filatura l'elastam e' ricoperto da un insieme di fibre discontinue.

corespun1[1].jpg (15154 byte)          CORE-SPUN

(IL CAPO CENTRALE E' RICOPERTO DA UNA GUAINA  PSEUDO-TUBOLARE)

Elastam nudo, ma immagliato con la lavorazione vaniseè e' usato nei prodotti standard, nei collant velatissimi o estivi: l'elasticità e' si ridotta, ma permette la realizzazione di collant impalpabili.

L'elastam ricoperto si rivolge alle fasce di mercato media e alta: infatti, tanto più protetto e' l'elastam tanto più duraturo e    __costoso è il collant; inoltre il capo risulta anche molto morbido al tatto.

 

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Caratteristiche: non esiste un collant in 100% elastam, il filo elastomerico viene sempre aggiunto in percentuali non elevate ad un'altra fibra - nylon, cotone, lana, seta, mischie - che costituisce la base del collant. La sua caratteristica essenziale è l'elevata elasticità e la forza di rientro, che mantiene inalterate nel tempo. In altre parole, il filo elastomerico può allungarsi fino a otto volte la sua lunghezza iniziale e ritornare istantaneamente alla condizione iniziale non appena la tensione viene allentata. stretech2[1].gif (16529 byte)Vestibilità e comfort sono le prime e più apprezzate conseguenze di questa proprietà. I collant con elastomero sono aderenti alle gambe, pur lasciando una assoluta libertà di movimento. Rende più duraturo il collant perché questo ha maggiore vestibilità: il tessuto non e' mai troppo teso o poco teso, le due cause maggiori di rottura. In ogni caso, l'elastam è più resistente della gomma naturale, una qualità che trasferisce al capo finito. Non richiede particolari attenzioni nel lavaggio se non l'attenzione rivolta verso il Cloro e le alte temperature. A queste caratteristiche di base, i produttori ne hanno aggiunte altre quali la resistenza  ai fumi, inquinamento, agenti chimici ed ossidanti, muffe e batteri (si veda a tal proposito il sistema ''Sanatized'' )

 

Cenni storici : Nei primi mesi del '37, ma l'idea già era in embrione da qualche tempo, nei laboratori della Bayer iniziarono gli studi sul poliuretano a cura di Otto Bayer. Il primo polimero con peso molecolare imponente e molecole in grado di sopportare forti allungamenti elastici venne ottenuto, solo due anni più tardi, da Paul Schlack. Elaborando le tecniche di filatura in ambiente umido (Wet Spinning) W. Brenschede  ottiene, nel '51,la fibra denominata Vulkollan. Ma e' dagli  Stati Uniti che, lavorando sempre sui sistemi di filatura ed abbandonando l'ambiente umido, viene ideato nei laboratori della DuPont di Wilmington il processo Dry Spinning ad opera di Shivers & Snyder. Eravamo ormai giunti alla seconda metà del secolo scorso : il 1958. L'anno successivo venne brevettata quella che, nell'immaginario collettivo è  la fibra del 2000 : la Lycra.

Nel 1962 inizia la commercializzazione di calze a compressione utilizzate come presidi medici non essendo l'industria ancora in grado di filare il nuovo polimero in titoli bassi.

Già 6 anni più tardi vengono presentati i primi costumi da bagno contenenti Lycra ed altre industrie si cimentano in varianti della stessa catena di produzione degli elastomeri. Lavorando sul punto di fusione in Giappone si concretizza il Melt Spinning, che condurrà a produrre titoli sempre più bassi, mentre Bayer brevetta il marchio Dorlastan. Tra la fine degli anni settanta ed i primi anni ottanta le varianti industriali dello Spandex diventano le vere ''leaders'' del mercato della calzetteria proponendo ai creatori di calze e collants nuove prerogative di vestibilità, lucentezza e morbidezza.

LA PARTE NOIOSA...O INTERESSANTE....

Tipologia  chimica : macromolecole lineari composte da poliuretani segmentati per un minimo dell' 85% 

lycramacros[1].gif (13808 byte)

Sezione: Normalmente viene ad essere costituita da un certo numero di singoli filamenti (uno o più) a sezione ovoidale o, spesso, ellittica.

Opacità: Il grado di opacità e lucentezza, così come quello di visibilità della trama, risulta fortemente correlato all'impiego di spandex nudo o ricoperto nonchè dal tipo di filato che vi si abbina.

Elasticità e punto di rottura: Il fattore di allungamento, fino a quello critico che può determinarne la rottura, è superiore al raddoppio della lunghezza del tratto di fibra interessato e si attesta, in genere fra un fattore 4 ed un fattore 8.

Prima di proseguire forse è bene chiarire cosa sia un poliuretano. Per grandi linee è un composto chimico che presenta nella struttura dei legami uretanici

legami[1].gif (8000 byte)q

quindi un qualunque polimero che abbia nella catena principale uno o più legami di questo tipo è un poliuretano per definizione. Normalmente i poliuretani vengono creati facendo reagire una molecola di dialcole con una di diisocianato come in figura

diisoalcool[1].gif (14399 byte)

ma, spesso, in luogo di un dialcole viene utilizzata una molecola di diammina dando luogo a legami ureici.

diisodiam[1].gif (14262 byte)

 

Per maggior precisione ed aderenza alla realtà bisognerebbe allora parlare di ''POLIUREA'' sebbene personalmente io comprenda chi sottace un nome così poco accattivante per il consumatore medio.......

Questo polimero viene in genere abbinato con il Poliamide (altro polimero di condensazione noto come Nylon 6.6 in virtù del fatto che il singolo monomero presenta 12 atomi di carbonio provenienti, a gruppi di 6, da due molecole di sostanze differenti).Nella figura seguente tale monomero del nylon 6.6 e' rappresentato fra parentesi quadre.

NYLON[1].gif (7240 byte)

Il legame che si forma fra due monomeri di nylon è un legame diretto fra azoto e carbonio mentre il legame che intercorre fra due monomeri di spandex avviene attraverso un ponte di ossigeno.Per questo motivo, ad esempio, utilizzando un capo realizzato con nylon e spandex od uno realizzato con solo nylon, in acqua clorata si verificano reattività differenti delle due fibre con gli atomi di cloro.

Nel primo caso infatti i due atomi N e C, di cui è nota la struttura tetraedrica , presentano una distanza fra i nuclei tale da rendere possibile la reattività con lo ione ClO-.Nel caso del nylon 6.6 tale distanza, oltre a talune considerazioni sulla elettronegatività,  non consente la penetrazione  sterica dello ione ClO-.

Questo è, per grandi linee, il motivo per cui i costumi in spandex sono in genere sconsigliati per l'uso in piscina.

Infatti l'uso di additivi igienizzanti che viene abitualmente ed obbligatoriamente perpetrato da chi ha l'incarico di manutenzionare gli impianti comporta elevate quantità di Cloro nella sua forma monovalente. Ciò che accade alle fibre e'

 

 SA2[1].jpg (15541 byte)  quello che si puo' intuire confrontando le due immagini ....RO2[1].jpg (10069 byte)

Nell'immagine di sinistra si vede un tessuto in spandex di un reggiseno a triangolo, parte di un bikini, (maggiori dettagli nella sezione '' PROVE DI LABORATORIO '') prima del trattamento in acqua clorata.    Il filo singolo più scuro è lo stesso che appare bianco ed interrotto nell'immagine a destra, relativa allo stesso pezzo di tessuto dopo 11 ore in ammollo con una soluzione acquosa di NaClO al 10%. Il filo di spandex appare decolorato ed interrotto. Le catene verticali scure  nell'immagine di sinistra sono quelle inclinate e decolorate di quella a destra ed il fondo è stato scurito, in fase di acquisizione immagine, per rendere maggiormente visibile il filo in spandex interrotto.

 

Le catene polimeriche si interrompono discontinuando la fibra (il polimero) poichè le parti terminali delle macromolecole formano dei nuovi legami stabili con il cloro e non più fra loro. Il risultato è un ''CEDIMENTO STRUTTURALE'' del tessuto, sia nella trama che nell'ordito. Il processo così innescato risulta irreversibile e solamente una nuova polimerizzazione termoplastica potrebbe far ritornare il polimero alle sue antiche ''Performances''.

Questo elastomero, lo Spandex, è un poliuretano termoplastico (ovvero modellabile sotto l'azione del calore) un pò originale: presenta infatti, simultaneamente, sia il legame uretanico che quello ureico nella catena principale della macromolecola.

Le performances di elasticità così particolari, gli derivano dal fatto di avere un segmento rigido, formato dai legami ureici ed uretanici unitamente a gruppi aromatici.Questa porzione risulta talmente inestensibile e poco flessibile da costituire un nucleo di addensamento per gli stessi segmenti delle molecole adiacenti. In tal modo si allestiscono dominii fibrosi da cui si dipartono le catene allineate della porzione elastica e gommosa di ogni singola macromolecola costituente questa nuova entità  così venutasi a formare: la fibra.

La parte elastica e gommosa è costituita da un poliglicole di solito, come mostrato nella figura relativa, costituito da qualche decina di unità ripetitive.Questa parte, costituente la porzione piu' lunga della macromolecola, è la vera responsabile del successo dell'elastomero del secolo.

Infine una ''CHICCA'' ricevuta da un cliente del nostro esercizio: La simulazione in computer-grafica di una molecola del polimero elastam-Lycra ottenuto all'Universita di Ginevra.

molecolapc1[1].gif (14100 byte)(cortesia ing. Baccini)

BURLESQUE.gif (1752 byte)
 

RO2.jpgPROVE DI RESISTENZA

IN ACQUA CLORATA

 

 

La prova si è svolta con pochi strumenti ed è ripetibile anche da ciascuno dei lettori di questa pagina. Siamo stati indotti ad effettuarla avendo verificato (e giudicato ''furbo'' da parte dei produttori...) che in tutti i costumi da piscina da noi visionati, anche quelli non presenti presso il nostro esercizio, il singolo produttore poneva questo simbolo nella etichettatura interna :

noclor.gifovvero NON TRATTARE IN ACQUA CLORATA!!! (Per l'interpretazione dei simboli posti in ottemperanza al disposto  della L.883/74 si veda la sezione ''ETICHETTE")

A parte l'illogicità apparente di tale presenza nella etichettatura, a nostro avviso corretta per i costumi da mare in spandex (lycra,dorlastan ecc.), il significato che vi leggiamo fra le righe, e che in caso di contenzioso giudiziario potrebbe essere vantato, è : IL PRODUTTORE SOLLEVA SE' STESSO DALL'ONERE RELATIVO AD EVENTUALI RECLAMI SCARICANDOLO UNICAMENTE SUL VENDITORE.La qual cosa ci appare, quantomeno, scorretta nei confronti del venditore e, crediamo, anche e molto verso quelli del consumatore. Avrete notato che, a parte chi vende articoli esclusivamente legati ad attività sportive, i negozianti di costumi da mare non presentano in genere costumi per nuoto sportivo nelle vetrine. Spesso dietro questa apparente carenza si celano infinite discussioni con clienti insoddisfatti per aver danneggiato il costume in piscina dopo pochi utilizzi.

Pochi è un termine troppo generico: vediamo di quantificarlo.

Dalla personale esperienza di chi scrive appare che le ''Geremiadi'' della clientela si destino dopo circa un mese di utilizzo in piscina con frequenza bisettimanale il che, tradotto in ore, vuol dire: Il costume viene immerso in acqua clorata per circa un'ora per 8 o 9 volte prima di presentare difetti:quindi per 9 ore.

IPOTESI DI PARTENZA

L'ipotesi principe consta nello stimare che, nell'utilizzo normale, nelle acque delle piscine non possa essere presente una quantita' di ipocloriti superiore al 10% in volume (un litro di ipoclorito ogni 9 di acqua).

La seconda ipotesi fatta è nella stima del tempo di permanenza del tessuto nell'agente chimico supposto dannoso. Abbiamo già esposto che tale stima si attesta sulle 8-9 ore. L'esperimento è stato condotto magnificando il fattore tempo di circa il 20% ovvero portando l'ammollo ad 11 ore stante la non dinamicità dell'esperimento.(Nell'uso in piscina il tessuto viene sollecitato meccanicamente   sia nella trama che nell'ordito essendo indossato da un soggetto in movimento.)                      

Si è infatti arbitrariamente stimato in un 20% in più la possibilità di contatto delle porzioni del polimero reattive con gli ioni in soluzione a causa del maggiore passaggio di liquido nel tessuto indotto dal movimento.

Altra ipotesi sulla reattività dei tessuti in spandex con gli ipocloriti è esposta in dettaglio nella sezione iniziale di questa trattazione.

MATERIALI E METODI

MVC-369F.jpg

I materiali utilizzati per condurre l'esperimento  sono semplici e reperibili da chiunque ed in particolare:

-1 vaschetta in plastica di opportune dimensioni

-2 acqua di rubinetto

-3 ipoclorito di sodio (varechina od amuchina reperibile in farmacia)

-4 buretta graduata per il controllo delle diluizioni (ma bastano un bicchierino ed un poco di pazienza)

-5 i campioni di tessuto

-6 un timer od anche una banalissima sveglia

-7 (opzionale) 2 telaietti da ricamo in plastica o legno per tendere il tessuto

-8 (opzionale per i pignoli come lo scrivente) microscopio ottico o digitale con  fattore di ingrandimento almeno pari a 100x

Il metodo di conduzione dell'esperienza e della raccolta di dati è stato suggerito dalle lamentele raccolte ovvero:

Simulare la condizione d'uso mediante ammollo in soluzione acquosa di NaClO per il tempo stimato.

Documentare con immagini le evidenze segnalate dai consumatori cercando immagini anche molto più dettagliate che contribuiscano a chiarire cosa stia accadendo al prodotto (microscopiche).

DISPOSIZIONE SPERIMENTALE

telaio.jpgSi è scelto di effettuare la prova sui campioni di tessuto montandoli su telaietto e fotografando sia macroscopicamente che microscopicamente il tessuto nelle due fasi: antecedente e successiva.

buretta1.jpgSi è quindi provveduto a realizzare la soluzione di NaClO al 10% volume utilizzando la buretta graduata e, quindi, ad immergere il campione di tessuto contenente spandex (derivato da un reggiseno di bikini a triangolo) nella vaschetta e si è impostato il timer su 11 ore.

Al termine dell'ammollo il capo e' stato sciacquato in abbondante acqua corrente quindi lavato con sapone di marsiglia, di nuovo risciacquato ed appeso ad asciugare in ombra e lontano da fonti di calore.

Analoga procedura è stata utilizzata per il costume da piscina inalterabile in acqua clorata (per verificarne le caratteristiche vantate) portando la diluizione al 20% volume quale prova di stress e ripetendo il procedimento due volte.

MVC-370F.jpg

EVIDENZE SPERIMENTALI

Ad una osservazione macroscopica il tessuto contenente spandex, dopo il trattamento in acqua clorata, presentava irregolarità nella tramatura ed evidenti smagliature conseguenti al cedimento nella struttura del tessuto come si può facilmente verificare osservando le immagini di seguito riportate:sanotess.jpg

In questa immagine si vede il tessuto nuovo montato sul telaio in modo ravvicinato. Il tessuto ed il colore sono uniformi.

rottosurface.jpg

Dopo il trattamento si verifica, nella parte centrale del tessuto, un cedimento nella struttura nonchè un'intuibile perdita nella saturazione cromatica oltre ad una altrettanto intuibile disomogeneità.

E questo è solo l'aspetto esteriore più evidente. Toccando il capo ed estendendo il tessuto si verificano differenti cedevolezze per zone differenti e trazioni lungo direzioni differenti all'interno di esse.Ma le sorprese maggiori, per quanto ipotizzate, si hanno confrontando le immagini microscopiche del campione nelle due fasi.

RISULTATI VERIFICATI

SA2.jpg RO2.jpg

Nell'immagine di sinistra si vede un tessuto in spandex di un reggiseno a triangolo, parte di un bikini, prima del trattamento in acqua clorata.          Il filo singolo più scuro è lo stesso che appare bianco ed interrotto nell'immagine a destra, relativa allo stesso pezzo di tessuto dopo 11 ore in ammollo con una soluzione acquosa di NaClO al 10%. Il filo di spandex appare decolorato ed interrotto. Le catene verticali scure  nell'immagine di sinistra sono quelle inclinate e decolorate di quella a destra ed il fondo è stato scurito, in fase di acquisizione immagine, per rendere maggiormente visibile il filo in spandex interrotto.

Come più dettagliatamente esposto nella sezione ''CONOSCERE I MATERIALI'', le catene polimeriche si interrompono discontinuando la fibra in quanto le parti terminali delle macromolecole formano dei nuovi legami stabili con il cloro e non più fra loro. Il risultato è quel cedimento nella struttuea  del tessuto, sia nella trama che nell'ordito evidenziato nelle immagini macroscopiche. Esasperando l'ingrandimento del microscopio per cercare di visualizzare ulteriori dettagli si sono ottenute le seguenti immagini, di scarsa leggibilità, che riportiamo puro titolo di curiosità.

rottomacro.jpgrottomacro1.jpg

Ed ecco le immagini relative al tessuto inalterabile prima del contatto col cloro

prima1.jpg

e dopo il doppio trattamento (che forse sarebbe più aderente alla realtà chiamare ''cattiveria perpetrata al tessuto'') nella forma macroscopica

dopo1.jpg

ed infine le immagini microscopiche con la stessa successione

prima.jpgdopo.jpg

a parte una lievissima perdita di colore, rilevabile più che altro macroscopicamente, le immagini dimostrano che, in condizioni estreme e reiterate, il tessuto, almeno otticamente, appare praticamente inalterato.Per la prova di tonicità ed elasticitaà dello stesso chi ha condotto l'esperimento garantisce di non aver rilevato differenze sostenziali neanche al tatto.

Quindi si può asserire che non conviene utilizzare tessuti con spandex per l'uso in piscina e,quale accortezza dettata dal buon senso, fare attenzione anche all'acqua potabile distribuita nelle condotte di tutti i comuni fidandosi del proprio naso...Siamo infatti dotati di uno strumento quasi perfetto per l'identificazione dello ione ClO- nelle soluzioni acquose! Se fate mente locale ricorderete di aver avvertito, talvolta nel passato, odore di candeggina o sapore di cloro nell'acqua che proviene dal rubinetto di casa. Questa sensazione è una realtà! Di rado i nostri sensi ci mentono.

Infatti una delle pratiche più diffuse per potabilizzare le acque è di utilizzare Amuchina (cioè ipoclorito di sodio, ovvero candeggina...) come additivo in grado di abbattere la eventuale carica batterica presente. Tale pratica rende però pericolosa l'abitudine di sciacquare il costume da  mare dopo l'utilizzo. Questa pratica risulta corretta ma, qualora si avverta la presenza di cloro nell'acqua, sarebbe meglio astenersi dal procurare un trauma come quello documentato ai tessuti con spandex....

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